la Didattica A Distanza all’Istituto Sociale di Torino

Con l’Istituto Sociale di Torino è nata una bella collaborazione, fatta di insegnanti che non si arrendono davanti alle difficoltà e di bambini entusiasti e pronti a vedere il mondo con occhi diversi. Questi sono alcuni piccoli estratti del lavoro svolto con loro durante questo periodo di Didattica A Distanza.

 

Ultimo giorno di scuola, pensieri lunghi un anno.

“Hai lasciato la riunione”. È il 10 giugno e sono le 10,30. Tutto si riduce così.O no?
Era il 21 febbraio. La campanella suonava. A breve ci sarebbero state le vacanze di Carnevale. Eravamo tutti contenti e le note di “Ringo Star” dei Pinguini Tattici Nucleari aleggiavano in classe, memorie del Festival di Sanremo appena concluso. Fuori pioveva e Maestra Gabriella e Maestro Marco si improvvisavano ballerini per supplire all’impossibilità di uscire fuori. Poi il Covid19, l’annuncio dei giorni a casa, un iniziale prolungamento. Poi un altro ancora. E ancora.
Il resto è Storia. Lockdown, DAD, live, meet e una rete di piattaforme e connessioni.

C’erano loro: ventitré bambini che sono diventati più grandi, tra un mouse e l’altro, i loro 46 occhi pieni di tutto, le loro famiglie e, poi, noi due. Un ragazzo, Maestro Marco, e una non più ragazza, Maestra Gabriella. Insegnante di sostegno, maestra tutor, insegnanti, educatori, collaboratori. Le parole non sempre ci ‘trovano’, a volte sono pure definizioni sulla carta, esprimono ma non mettono a fuoco. Condividere la scrivania non è semplice, condividere l’educazione ancor meno. Farlo a distanza, un ostacolo maggiore. E, invece, a remare in venti favorevoli o contrari siamo sempre stati in due. Abbiamo unito le passioni, le forze, scambiato i pensieri e discusso degli stessi. In profondità e in leggerezza. Questa coesione nella gioia, nelle lacrime, nella complicità di intenti e nella severità al punto giusto ci ha accompagnati e ha attraversato l’etere e la polvere sugli schermi. Nessuna fine della scuola è degna di chiamarsi così se non suona la campanella. Su questa convinzione Maestro Marco, riproponendola in live, ha fatto vibrare vetri e timpani. E, forse, se non sono volati i libri al soffitto, sono volati tanti sorrisi. Compresi i nostri. E allora sì, si è respirato un profumo di normalità. E, adesso, possiamo dire di esserne quasi certi: è andato tutto bene. È il 10 giugno e la riunione è appena terminata; la voglia di appassionare, invece, no. È pronta a ripartire.

 

Au revoir les enfants

Gabriella e Marco – I vostri Ringo Star

 

10 giugno 2020: la Primaria lascia la riunione e pensa al futuro. Con il sorriso.

Quest’anno non è suonata la campanella ma qualcuno l’ha messa in differita. E tutto è sembrato più vero e più reale.

Ogni fine della scuola profuma di tigli e di liberazione, da un lato, ma anche di abbracci e di qualche lacrima dall’altro. Nel giugno 2020 la sorte ci ha negato il saluto dal vivo e ce l’ha restituito filtrato. Nonostante ciò nessun pietismo e nessuna eccessiva tristezza si è impadronita di noi. Abbiamo sentito sulla nostra pelle il peso della non relazione ma abbiamo anche imparato a rielaborare la mancanza di questa e a fare di necessità virtù. Abbiamo colto le sfumature delle voci, a volte robotiche, ma pur sempre aderenti a ogni singola personalità e sensibilità. Le abbiamo accarezzate metaforicamente tra una lezione e l’altra e le abbiamo viste, a conclusione di questo cammino, più forti e autonome.

 

Più di tutto, abbiamo colto la fiducia nel nostro oggi e la speranza per il futuro che verrà. Un futuro su cui tutta la nostra comunità sta lavorando per far sì che unione e sicurezza viaggino in un sol battito. In ogni classe gli arrivederci sono stati differenti e ugualmente calorosi, tra le apprezzatissime incursioni dei maestri specialisti e le parole dei tutor. Ve ne raccontiamo alcuni.

 

Nelle prime si sono salutati teatralmente, chi indossando già una mise da spiaggia e chi raccontandosi con fare attoriale. Entrambe le maestre di classe, Simona e Nadia, hanno realizzato un video che ha ripercorso il loro primo viaggio insieme, commentandolo in diretta con i  piccoli.

Anche voi da casa poterte fare un’incursione nel video della 1°B, formato Pixar:

Per la 1°A, vi accompagnerà la voce della maestra con una fabula speciale.

 

 

La 4° B, con Maestra Irene al timone, ha scelto la libera parola: chiacchiere fra amici, condivisioni di desideri e di emozioni; come contorno, un cortometraggio di saluto

e un e-book con i loro pensieri e le loro filastrocche lunghe un anno

Le parole della maestra Federica, tutor della classe 4°A, ci illustrano invece un saluto ancor più speciale; “Essendo una supplente annuale, ho preparato per loro un e-book creato per salutare ognuno personalmente dedicando una breve frase ad ogni alunno. Hanno gradito molto come tutte le personalità fossero state comprese ed apprezzate e… non nego che la commozione sia stata forte!

Emozioni, lacrime e sguardi proiettati verso il futuro per le quinte, mentre un po’ di spensieratezza tra la fabula e il ballo aleggiava tra le seconde e le terze.

E, proprio in terza, un maestro burlone ha messo la campanella, Deus ex machina che ha cancellato ogni malinconia e restituito dei GRANDI sorrisi.

Ci vediamo a settembre. Dal vivo, questa volta!

 

Maestra Gabriella e lo staff della Primaria.

 

 

Fine della scuola…con la voce di una famiglia

 

Il dieci giugno finirà la scuola.

La fine di questo anno scolastico sarà segnata non più dalle feste e dai saggi di fine anno, ma dallo spegnimento delle videocamere che ogni mattina entravano nelle nostre case per portare la scuola a domicilio.

Una scuola nuova, inimmaginabile fino a qualche mese fa, che ha accompagnato noi ed i nostri figli in questo periodo.

Mancavano pochi giorni a Carnevale quando, una sera, ci venne annunciata la presenza in Italia di un virus molto aggressivo che avrebbe, da quel giorno in avanti, condizionato le nostre vite.

Le scuole vennero chiuse, i posti di lavoro trasferiti nel soggiorno delle nostre case.

Anche le attività commerciali si fermarono. Non si poteva uscire più di casa, era l’inizio di un periodo chiamato “lockdown

 

I bambini non poterono neanche dare un ultimo saluto alla loro classe, al loro banco; non poterono prendere i loro libri ed i loro quaderni.

A tutti noi mancò improvvisamente la terra da sotto i piedi, ma nonostante tutto continuammo a dire ai nostri bambini: “vedrai che nel giro di una o due settimane tutto tornerà al suo posto”, ma nessuno di noi ci credeva veramente.

Gli insegnanti provarono ad inventarsi un modo nuovo, improvvisato, e a volte realizzato con mezzi di fortuna, per poter continuare la didattica, inviando a casa degli allievi materiale di ogni genere.

Successivamente qualche insegnante si improvvisò regista, video-maker, con i mezzi a propria disposizione. Vennero realizzati dei video allo scopo primario di poter far arrivare la loro presenza virtuale, la loro voce, ai propri cuccioli. Non tanto per fornire nozioni didattiche ma soprattutto per trasmettere parole di speranza, conforto e serenità.

I genitori si trovarono a gestire lavoro, famiglia e scuola; qualcuno accettò subito questo nuovo ruolo, qualcuno ci mise un po’ di più, ma alla fine tutti si adattarono a questo nuovo modo di vivere.

Le persone care si potevano solo incontrare tramite lo schermo del computer o di un tablet. Gli stessi schermi dai quali noi genitori, molte volte, cercavamo di tenere distanti nostri figli.

In un attimo, questi strumenti, si trasformarono nell’unica finestra alla quale affacciarsi per osservare il mondo.

Poi, piano piano, ci si inventò una nuova quotidianità con la didattica a distanza.

Le lezioni in videoconferenza suscitarono prima tanto stupore nei bambini che da parecchie settimane non si vedevano più.

Successivamente permisero di trovare un buon compromesso tra l’insegnamento ed una nuova socialità, non più fisica ma virtuale. Ai bambini veniva restituita un po’ di serenità e di conseguenza anche a noi genitori.

Per la prima volta le nostre case erano “aperte” agli altri e quello che fino a qualche settimana prima era uno spazio completamente privato veniva reso pubblico.

Anche gli insegnanti dovettero mettersi a nudo dovendo accettare, loro malgrado, che noi genitori, a volte apprensivi, a volte impiccioni, entrassimo nella sfera intima del rapporto tra maestri ed alunni.

Comunque grazie all’immensa passione per l’insegnamento dei nostri insegnanti siamo arrivati alla fine di questo anno scolastico. Il programma scolastico è stato fatto, i bambini sono stati molto sereni e motivati.

Sicuramente per loro è stata una grande lezione di vita, magari non avranno imparato alla perfezione tutte le sfaccettature del Paleolitico, ma avranno imparato quanto sia importante essere uniti e forti di fronte alle avversità della vita.

Ora la vita sociale sta riprendendo lentamente, con tutte le precauzioni del caso i bambini possono uscire, vedere i loro amichetti più intimi, i parenti più stretti e cari.

A questo punto non ci resta che sperare… sperare in un nuovo anno scolastico all’insegna della normalità, cercando però di non dimenticare e di fare tesoro delle esperienze vissute per costruire un futuro migliore e più sostenibile.

Siamo tutti coscienti che tutto questo ha funzionato in una fase emergenziale, ma la scuola è fatta di “fisicità”, abbracci, contatti, giochi e che tutto questo potrà essere restituito interamente ai bambini soltanto con un ritorno in classe.

Siamo confidenti che presto torneremo ad abbracciarci più forte di prima rimanendo però consapevoli che la “lentezza della nostra vita” in questo momento emergenziale ci ha permesso di valorizzare cose che prima molte volte davamo per scontate (rapporti famigliari, amicizie, ecc…).

Un grandissimo ringraziamento alla passione ed al grande cuore di tutti gli insegnanti ed alla scuola.

Famiglia Benenti

 

 

La DAD al Sociale…e il libraio con il sorriso di un bambino

Massimo Trombi è arrivato come un ciclone, prima nelle seconde e, poi, nelle terze del Sociale.

Massimo sa parlare con il cuore. Incanta nonni e bambini. Sa leggere oltre le frasi e raccontare la bellezza. Ecco un piccolo estratto emotivo del suo ‘meet’ con noi dell’Istituto Sociale.

“Per me, leggere ai piccoli storie, recitare poesie, parlare di libri, drammatizzarli con la giusta intonazione, ha significato creare un ponte tra la libreria e i piccoli lettori.

Il piacere che nasce dalla voglia di ascoltare e meravigliare, in compagnia di Rodari come anche di altri autori, mi ha permesso di giocare con loro attraverso registri narrativi diversi,
ben accolti dai bambini. Ascoltare le loro domande ha rappresentato un momento importante. Hanno potuto esprimere liberamente i loro sogni, i loro desideri, trovando il giusto ascolto. Le parole creano vicinanza, consolano, stupiscono, dissetano, rivelano, carezzano. La condivisione di intenti con le insegnanti è stata speciale.

Ho maturato una consapevolezza in questi incontri: nulla, ma veramente nulla, è più importante della promozione umana.

Grazie per avermi invitato sulla piattaforma e avermi accolto con gioia.”

Massimo Trombi, il libraio di Binaria

 

La torta in cielo di Gianni Rodari

Un progetto a ‘braccetto’ con la libreria Binaria, dove le seconde elementari del Sociale si ‘re-inventano’

Sul cielo di una borgata romana una mattina d’aprile appare un enorme oggetto circolare. “I marziani! I marziani” gridano gli abitanti uscendo dalle case e dai negozi, e accalcandosi in piazza. Arrivano due professori, i vigili, la polizia, autoblinde e soldati. Ma sono due ragazzi, Paolo e Rita, a svelare il segreto del disco volante: che non è un vero disco volante, ma qualcosa di molto più dolce…

L’anno scorso, in una splendida giornata di ottobre iniziò il nostro percorso sulla fantasia con il progetto sul compleanno di Gianni Rodari “La torta in cielo”.

I piccoli allievi, che allora erano in prima, si divertirono tra racconti, colori e fantasia.

Portarono a scuola elaborati bellissimi, che ancora oggi abbelliscono le nostre classi.

Il progetto è continuato anche se, all’improvviso, ci ha visti tutti dietro un grande schermo, con la gioia di rivederci e con la tristezza di non abbracciarci.

Abbiamo passato ore ad imparare, leggere ed immaginare e durante queste ‘live’ è apparso LUI, il Libraio di Binaria, Massimo che con entusiasmo e bravura ha portato i bambini in nuovi scenari di fantasia.

Al termine degli incontri con il racconto e l’interpretazione della favola “Il Filobus numero 75” di Gianni Rodari, ai bambini è stato chiesto: “Qual è il dono che vorresti adesso?”. La risposta è stata unanime: “Tornare a scuola per stare insieme”.

Obiettivo Raggiunto.

Le maestre: Antonella e Carla.

Storie per crescere: quando la lettura ad alta voce scalda il cuore.

Sappiamo quanto l’incontro con i bambini ci renda consapevoli di come le piccole persone siano portatrici di riflessioni molto semplici e, allo stesso tempo, molto profonde. Sappiamo anche, e forse in questa distanza lo abbiamo sperimentato spesso, che non è sempre immediato raccontare all’altro quello che ci passa nella testa, nel cuore o più giù, nella pancia (le ultime ricerche in campo neuroscientifico parlano di C-cell, neuroni vedetta collocati in più punti del corpo, come nello stomaco, nei polmoni e nell’epidermide*). Sappiamo anche che in questi mesi è stato chiesto a maestri e professori di trasformare la didattica, prima in didattica a distanza e poi in didattica di vicinanza, come suggerisce Lucangeli, in cui fosse chiaro che il quid che tiene insieme docenti e alunni è la relazione e la dimensione di significato in essa offerta, prima ancora di qualsiasi altra cosa.

Per questo, come già facevamo nei mesi in presenza, abbiamo iniziato a proporre la lettura di albi illustrati, come un modo per sollecitare la riflessione nei bambini o aiutarli a dare parola a qualcosa che altrimenti rimane lì, incastrato da qualche parte, come un sassolino (a volte non tanto “ino”) nella scarpa.
Abbiamo proposto in particolare due storie, “Le cose che passano” di B. Alemagna (tra i tre finalisti del premio Andersen 2020) e “Un’enorme sacca di preoccupazioni” di V. Ironside (testo più noto al pubblico anglofono, non disponibile al momento in italiano).
Senza svelare niente delle storie, anche se i loro titoli sono abbastanza evocativi/esplicativi, possiamo dire che sono stati scelti perché il lettore attraverso i disegni, eseguiti con particolare cura, e le parole (poche) può entrare in una dimensione di consapevolezza di sé e di condivisione con l’altro.

Al di là della resa virtuale della storia (o della voce della maestra, abituata al dialogo in presenza con i bambini e molto poco a quello con un dispositivo), le storie vogliono essere come una goccia di bellezza, un momento di sosta per poi ricominciare. Sono storie per crescere e sono un’occasione per tutti, non solo per i piccoli; perché, soprattutto ora, abbiamo tutti bisogno di sapere che “ci sono preoccupazioni che possono essere soffiate via con un bacio”, che “ci sono cose che passano e cose che restano”.


Marianna Musi

* per la ricerca neuroscientifica citata si può fare riferimento a: Löken, L. S., Wessberg, J., Morrison, I., McGlone, F., & Olausson, H. (2009). Coding of pleasant touch by unmyelinated afferents in humans. Nature Neuroscience, 12, 547

Riferimenti bibliografici
“Le cose che passano”, di Beatrice Alemagna (2019), ediz. Topipittori
“A huge bag of worries”, di Virginia Ironside (1996), ediz. Hodder and Stoughton

 

Storia dell’arte alla scuola primaria: la terza fa tendenza

 

È possibile far crescere i più piccoli con la consapevolezza di quanto la storicità e la bellezza dell’arte possano influire sul loro percorso?
La risposta è sì e la dimostrazione è il percorso iniziato, in una classe terza, in presenza e portato avanti anche virtualmente. Un quaderno formato small per gli appunti e una programmazione basata sull’alternanza tra cenni storici e invito alla visione e all’analisi condivisa di alcuni dipinti con momenti di pittura vera e propria. Riflessione, esperienza e dialogo. Menti in fermento e manualità in opera creativa.

Ed ecco che il cammino viene tracciato e si parte dalla notte dei tempi. Dal prima del prima: dal punto in arte e dalla sua interpretazione, dai graffiti preistorici e dallo studio dei pigmenti per arrivare a un’immersione nei colori. Passato e modernità si mescolano in un’onda che va dalla visione di Lorenzo Lotto alla sperimentazione del colore di Rothko.

Tutto segue un file rouge che attraversa le discipline per cui se si parla di ecosistema del bosco in scienze, in arte si celebra l’albero di Seignac con le sue cromie calde e fredde.

Poi… giunge il Covid19 e la DAD a sorpresa. L’arte non si ferma e racconta di un grande Hokusai e della sua onda che tutto trasporta con inaudibile forza. Poi, si sposta alla linee geometriche di Kandinsky per estrapolare emozioni sommerse e arriva ai volti di Modigliani, belli nella loro imperfezione.

Con Kandinsky gli allievi si raccontano, attraverso cerchi e quadrati esplorano la loro personalità e poi… quella della loro guida, del loro capitano in versione di maestra a distanza.

Da una stanza all’altra si cimentano, matita e foglio in mano, in un laboratorio sul ritratto e, infine, traghettano verso le vacanze con le forme di De Pisis e si salutano in un tour virtuale nei più grandi musei del mondo.

 

 

 

 

“C’era una volta una classe e poi, tutto ad un tratto, non c’era più”

Dice pressapoco così l’introduzione al virtual book di alcuni bimbi della Scuola Primaria dell’Istituto Sociale di Torino.
Il libro virtuale è semplice, come lo sono loro e i loro pensieri. Ma prezioso e delicato come
le spalle su cui posano i loro sogni, le loro paure e le loro gioie.
La collaborazione con la libreria Binaria, che da qualche anno ospitiamo nei nostri spazi e
che apprezziamo per la grande profondità con cui tratta molte tematiche, ci ha permesso
di aprire una finestra sul mondo interiore dei nostri allievi.
Ve lo proponiamo così senza alcun cambiamento, poiché sarebbe poco rispettoso
snaturarlo e lo priverebbe di quel senso del vero che gli appartiene.
Tre mesi a distanza, tre mesi di sospensione, di stravolgimento di equilibri e di tempi.
Giorni e ore dove bambini di 8 o 9 anni, con il sonno negli occhi e la penna in mano, le
vocine ancora un po’ impastate e i riquadri in technicolor, ci hanno fanno sobbalzare il cuore.
Con gli unici strumenti che avevamo a disposizione noi educatori, passione e virtualità,
abbiamo provato a farli sentire un po’ più leggeri. Si sono trasformati in video maker in
inglese, in cronisti in storia, in poeti di ogni sorta e in esperti di cacce al tesoro.
Se è stato impossibile regalar loro la libertà delle corse e degli abbracci, speriamo di aver
almeno strappato qualche sorriso.
A voi, invece, regaleremo la dolcezza che solo loro, con le emozioni e i pensieri di questa
assurda distopia, possono darci.

Maestra Gabriella – Istituto Sociale di Torino

Data

Mag 01 2020 - Ago 31 2020
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